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Uso Improprio Permessi Legge 104

Agenzia Investigativa delle Alpi

Indagini su Legge 104

In questo articolo Agenzia Investigativa delle Alpi tratta proprio di indagini atte ad accertare l'uso improprio di Permessi Legge 104 ed il controllo da parte del datore di lavoro dei dipendenti.

Uso Improprio Permessi Legge 104:

Sono leciti i controlli del datore di lavoro, questo è quello che ha stabilito una Sentenza delle Corte di Cassazione. Nella fattispecie la sentenza n. 9217 del 6 maggio 2016. Questo caso fa riferimento al licenziamento di un dipendente che faceva utilizzo di permessi in forza alla Legge 104/1992. Ma, a seguito di attività d’indagine, si è scoperto che il dipendente utilizzava tali permessi solo parzialmente per assistere la persona bisognosa. Infatti il tempo rimanente lo impiegava per scopi personali. In questo articolo Agenzia Investigativa delle Alpi tratta proprio di indagini atte ad accertare l’uso improprio di Permessi Legge 104.



Permessi legge 104: la normativa:

La norma che permette l’utilizzo di permessi lavorativi retribuiti è la celebre legge 5 febbraio 1992, n. 104, ossia la legge quadro sull’handicap. L’art. 33 prevede per i lavoratori con disabilità e per i loro familiari (purché ovviamente prestino opera di assistenza) tre giorni di permesso retribuito al mese o, in alternativa (a seconda dei casi), permessi orari retribuiti rapportati alle ore lavorate. Un lavoratore che presti la propria opera 6 o più ore al giorno, ad esempio, può beneficiare di 2 ore di permesso. Sotto le 6 ore giornaliere, invece, il permesso scende a un’ora soltanto. In ambito pubblico a occuparsi del corretto funzionamento di questo strumento sono stati gli enti previdenziali, come INPS e INPDAP. Ma il datore di lavoro può ricorrere ad un’agenzia d’investigazione per tutelare i propri interessi e scoprire un utilizzo illegittimo dei permessi per la legge 104 da parte di dipendenti scorretti.


Legge 104: la platea dei beneficiari:

Partiamo però da chi ha diritto a beneficiare dei permessi per la legge 104. Rientrano in questa platea 3 categorie:


  1. La prima è quella di chi è colpito da una forma di disabilità grave.
  2. La seconda categoria dei beneficiari dei permessi per la legge 104 comprende i genitori (biologici o adottivi) di figli con disabilità gravi.
  3. La terza categoria vede al suo interno i coniugi, i conviventi di fatto e i parenti fino al terzo grado.


In quest’ultimo caso, tuttavia, i permessi per la legge 104 possono essere concessi solamente qualora le prime due categorie fossero composte da persone con un’età pari o superiore ai 65 anni, siano decedute oppure risultino anch’esse colpite da gravi forme di disabilità.


Violazione permessi legge 104. I diritti del datore di lavoro:

Questi, dunque, i diritti dei disabili e dei loro familiari. I permessi per la legge 104, tuttavia, vengono utilizzati non di rado in maniera scorretta e illegale per finalità del tutto diverse da quelle previste dal legislatore. Tipici i casi di permessi per la legge 104 utilizzati per prendere ferie, per svolgere attività ricreative e, non ultimo, per offrire prestazioni lavorative presso aziende terze. È vero che la retribuzione per le ore e i giorni utilizzati è a carico dell’INPS (pur venendo di solito anticipata dalla società di appartenenza) ma è indubbio che un comportamento scorretto da parte del lavoratore possa comportare danni significativi alla produttività aziendale, oltre a minare il rapporto fiduciario tra datore e prestatore di lavoro.


Legge 104 licenziamento:

Licenziamento per violazione e uso scorretto di permessi Legge 104/92 in seguito a controlli su dipendenti effettuati da attività d’indagine di un’Agenzia Investigativa:


Per tale ragione l’azienda può rivolgersi ad un’agenzia d’investigazioni, per controlli legge 104, come sancito in più occasioni dalla Corte di Cassazione (Cfr. ad esempio la sentenza n. 4670 del 18 febbraio 2019). L’intervento di investigatori privati è dunque ammesso per scoprire eventuali azioni rilevanti che possano arrecare danni al committente. In questo senso la violazione dei permessi per la legge 104 è un esempio di scuola, vista la frequenza con cui si verifica. Merita inoltre di essere evidenziato come nella medesima sentenza della Suprema Corte si specifichi che l’azienda possa ricorrere a investigatori privati anche solo per il semplice sospetto di condotte illecite da parte del lavoratore.

Agenzia Investigativa delle Alpi dispone di un know-how pluridecennale in questo campo, riuscendo ad accertare l’esistenza o meno di un comportamento fraudolento da parte del beneficiario dei permessi per la legge 104. Qualora i detective venissero a dimostrare la violazione dei permessi per la legge 104, il lavoratore rischierebbe seriamente il licenziamento per giusta causa.


Ciò perché un atteggiamento scorretto sui permessi per la legge 104 costituisce uno di quei casi in cui la fiducia tra datore di lavoro e dipendente viene irrimediabilmente compromessa (Art. 2104 del Codice Civile), impedendo quindi una continuazione, anche temporanea, del rapporto. Elemento questo ribadito da un’altra sentenza della Corte di Cassazione, la n. 4670 del 2019, che vede nell’assenza del lavoratore, quando non motivata effettivamente dall’assistenza a un disabile, una privazione ingiustificata e lesiva degli interessi aziendali.

VIOLAZIONE PERMESSI LEGGE 104. LE SANZIONI PENALI:

Oltre al rischio di licenziamento, inoltre, il lavoratore colpevole di una violazione dei permessi per la legge 104 può essere sottoposto anche a sanzioni penali. L’articolo 316 ter del Codice Penale (“Indebita percezione di erogazioni pubbliche”) prevede infatti, anche senza la presentazione di una denuncia preventiva, la reclusione da sei mesi a tre anni o, qualora la somma indebitamente percepita fosse pari o inferiore a 3.999,96 euro, una sanzione amministrativa tra i 5.164 e i 25.822 euro. In ogni caso, la sanzione comminata non potrà superare il triplo dei soldi ricevuti in maniera indebita.

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